Ghana, Togo e Benin
Il Ghana è un paese bellissimo
Dopo aver dormito gratis in una bellissima missione cattolica vicino a Abidjan, sono entrato in Ghana e, mentre ero al border mi sono accorto di avere una perdita al para olio dello stelo destro, probabilmente causata da una bruttissima buca presa sulla strada di Tai. Sarà una delle priorità da risolvere al mio arrivo in Togo!
Il Ghana è un paese bellissimo, appena entri ti accorgi che c’è positività e voglia di festa ed ovunque si sente musica. Ho trascorso pochi giorni in Ghana, nella città di Accra, e la cosa che mi ha più colpito è stata proprio lo spirito della popolazione.
Devo però affrettarmi a raggiungere il Togo, dove mi aspetta parecchia burocrazia e dove cercherò di ottenere alcuni visti tra cui quello per il Gabon che, in teoria, non avrei dovuto percorrere perché la parte finale del paese è davvero difficile da attraversare, a causa del fango e delle buche. L’alternativa è però il Congo, dove ci sono 800 km in cui la benzina si può attingere solo dai villaggi. La scelta è dunque quella di avventurarsi nel fango del Togo, invece che rischiare che una bottiglia di benzina sbagliata danneggi irreparabilmente la mia moto.Una volta lasciata Accra mi sono diretto a Lome, in Togo. Il passaggio alla frontiera del Togo è stato abbastanza stressante e delicato perché, in queste occasioni, c’è il rischio di lasciare qualcosa di incustodito e di essere derubato.
Inoltre non ho trovato il mio Hotel e mi sono ritrovato nella notte di Lome, senza un tetto sicuro sotto cui dormire. Ogni giorno ci sono difficoltà nuove da affrontare ma anche questa è l’Africa.
Qui in Togo, a Lomé, mi sono occupato di: riuscire a fare bancomat per pagare il soggiorno, ottenere il visto del Gabon (2 giorni di attesa 60,000 CFA ), ottenere il visto del Congo Democratico (3 giorni di attesa 50,000 CFA). Come se non bastasse ho atteso qui i pezzi per sistemare lo stelo destro della moto che perde olio, ma fortunatamente siamo riusciti a ripararla al meglio per poter affrontare la Nigeria.
Lasciato il Togo ecco che mi attende il Benin, che mi dà il benvenuto con la sua “Porta del Non Ritorno”: un arco commemorativo a Ouidah. L’arco, realizzato in cemento e bronzo, si erge sulla spiaggia ed è stato eretto in memoria delle migliaia di schiavi che, proprio in quel punto, vennero imbarcati per essere portati a lavorare nelle piantagioni brasiliane.
Arrivato a Cotonou sono stato ospitato da due ragazzi Nigeriani che vivono in Benin, ed è stata un’occasione unica per visitare posti che da solo non avrei potuto conoscere.
Grazie ragazzi mi avete fatto sentire speciale e a casa… Benin non ti dimenticherò!