Caucaso
Viaggio in moto a Baku e sul Caucaso
Quando si fanno viaggi in moto ci vuole un “giro di boa” simbolico, che per noi, in questo caso, era Baku e il Mar Caspio. Siamo stati via le tre settimane centrali di agosto, obbligati da necessità lavorative, e questo ha comportato l’attraversamento della Turchia a velocità abbastanza allegre e a tappe forzate.
Dall’italia All’azerbaijan, Attraverso Turchia e Georgia
Quindi il programma era: una settimana per l’andata, una per il ritorno, una intera a gironzolare in Azerbaijan. Questo ha comportato anche tagliare via la Georgia abbastanza in fretta, senza digressioni nella parte a nord che pare essere la più interessante. Sarà per un’altra volta!
Il programma è stato possibile grazie a tre fattori. Innanzitutto il traghetto che in una notte e mezza giornata consente di sbarcare a Igoumenitsa da Venezia.
Poi la nuova autostrada Egnatia Odos che parte letteralmente di fronte al porto di Igoumenitsa e taglia la Grecia fino al confine; Infine l’incredibile rete stradale realizzata in Turchia negli ultimi anni: ovunque si trovano superstrade scorrevolissime a quattro corsie che consentono di tenere velocità di crociera intorno ai 120/150 km/h e sono pure divertenti perché un continuo saliscendi con curvoni veloci.
Alcune Note Pratiche:
– Ovunque si trova benzina verde. In Turchia è cara, circa 2 euro al litro; in Georgia costa più o meno come da noi; in Azerbaijan è sostanzialmente omaggio.
– In Georgia e Azerbaijan pochissimi parlano inglese, se non a Tbilisi e Baku, e la seconda lingua eventualmente conosciuta è il russo. Ci si arrangia comunque, ma in caso di difficoltà di qualsiasi tipo è da tenere presente;
– Per la Georgia non servono visti sul passaporto, mentre per l’Azerbaijan sì e non si può assolutamente fare alla frontiera. Farlo tramite l’ambasciata di Roma è praticamente impossibile e non ci sono altri consolati in Italia. Noi ci siamo rivolti a un’agenzia di Milano che ha fatto il tutto in circa una settimana: in teoria servirebbero pure delle prenotazioni alberghiere, ma ci pensa l’agenzia a farne di fasulle e poi annullarle… Il tutto costa circa 100 euro a testa.
La Turchia è Lunga
L’attraversamento di Istanbul è un passaggio obbligato ed è un inferno indescrivibile che può essere compreso solo da chi l’ha provato. La città è immensa, il traffico è caotico oltremisura e si procede praticamente a passo d’uomo. Il mio consiglio è di riservare una visita alla città andandoci… in aereo e standoci almeno 4-5 giorni.
Per andare in Azerbaijan si deve per forza passare dalla Georgia, avendo l’Armenia i confini chiusi sia con la Turchia per motivi storici sia con l’Azerbaijan per via della questione del Nagorno Karabakh. Fra Turchia e Georgia ci sono due frontiere, una sul Mar Nero verso Batumi e l’altra in alta montagna poco dopo la città turca di Ardahan e il paesino di Posof. Fino a Erzincan abbiamo tirato dritto a suon di superstrade, ma da lì al valico georgiano è iniziato il primo pezzo magnifico, attraverso le spettacolari gole del Tortum e arrampicandosi su altopiani di una bellezza incommensurabile e con clima perfetto.
In Georgia Guidano Come Pazzi
Passiamo il confine turco-georgiano in tranquillità. Nota bene: le nostre carte verdi non valgono e infatti al confine con l’Azerbaijan verrà fatta un’assicurazione locale valida un mese. Questa opzione non è contemplata in Georgia per cui, boh, decidiamo di fregarcene… di lì a poco capiremo perché le assicurazioni, lì, probabilmente manco esistono.
Percorriamo pochi chilometri dal confine e subito veniamo schiaffeggiati dalla realtà. L’impatto con quella che è l’ex Unione Sovietica è abbastanza duro: edifici orrendi e decrepiti, auto sgangherate, camion e bus puzzolenti.
Ma soprattutto in Georgia guidano come pazzi criminali. È assolutamente normale trovarsi di fronte un muro che occupa tutta la carreggiata composto da un’auto sportiva moderna che sorpassa a 160 all’ora un camion, che sorpassa a sua volta una vecchia Lada che sorpassa un carretto trainato dal mulo.
Terrorizzati da questo primo impatto prendiamo una decisione che, col senno di poi, si rivelerà sbagliata.
Per entrare in Azerbaijan ci sono due frontiere e in entrambi i casi bisogna passare dalla capitale Tbilisi. Cartina alla mano, le opzioni prevedono un percorso a nord attraverso la città di Gori, più lineare e per metà composto da un’autostrada, e un percorso più a sud, lungo strade secondarie e più tortuoso. Optiamo per il primo, pensandolo più sicuro e riservando il secondo per il rientro.
Purtroppo non abbiamo considerato che l’autostrada è per metà ancora in costruzione e che tutti gli smanettoni locali ci danno dentro come pazzi dove possono, ovvero sulle poche strade dritte del paese. Inutile dire che l’altro percorso, fatto al rientro, si rivelerà uno dei tratti più belli della vacanza…
Con molto sangue freddo percorriamo più strada possibile, ma invece di arrivare a Tbilisi decidiamo di fermarci a Gori, spossati dal nervosismo e dalla stanchezza.
L’arrivo in Azerbaijan: da Sheki a Lahic
Fra le Georgia e l’Azerbaijan ci sono solo due confini, uno a sud-ovest e uno a nord-est. Il primo è quello del tragitto più diretto fra Tbilisi e Baku poiché attraversa la grande pianura al centro dell’Azerbaijan; è anche il più brutto, con una lunga autostrada (per metà pure in costruzione) trafficatissima di camion e con pochi punti di interesse. La faremo al ritorno, anche perché consente di fare Baku – Tbilisi in poco più di mezza giornata.
L’altra strada è molto più bella, passa per la splendida cittadina di Sheki e consente di fare delle interessanti incursioni nelle vallate del Caucaso.
Sbrigate le pratiche doganali alla frontiera (da mettere in conto non meno di tre ore: controllano tutto), ci dirigiamo verso la prima meta pianificata: Sheki. La località è famosa per l’incredibile palazzo del Khan, costruito alla fine del 1.700 interamente in legno e caratterizzato da coloratissime finestre a mosaico.
L’indomani, lungo la strada per Baku, ci addentriamo in una valle laterale che penetra per qualche decina di chilometri nella catena del Caucaso per raggiungere il remoto villaggio di Lahic. La strada è prevalentemente sterrata e scavata a picco lungo i bordi di una gola e il villaggio, uno dei più antichi insediamenti umani del Paese, è veramente isolato, tanto che la popolazione parla una lingua propria e probabilmente in inverno la strada non è neanche percorribile.
Verso Baku
L’indomani partiamo da Lahic per dirigerci verso Baku, la capitale sul Mar Caspio e il nostro giro di boa ideale della vacanza. L’Azerbaijan è relativamente piccolo, ma in poche decine di chilometri il paesaggio può cambiare in maniera radicale. Nelle montagne del Caucaso è alpino, spostandosi verso Baku diventa rapidamente desertico.
Baku è bellissima! Da diverse migliaia di chilometri eravamo lontani dalle urbanizzazioni e all’improvviso ci troviamo nell’equivalente di una città europea. La città è quasi completamente restaurata di fresco e il centro storico è un gioiello imperdibile. C’è una parte di inizio secolo che potrebbe quasi sembrare Parigi, se non per il colore della pietra utilizzata, e intorno alle mura medievali corre un parco ricco di fontane e punti di ristoro. All’interno delle mura, un centro storico più antico e tuttora abitato in cui perdersi nel classico dedalo di viuzze. Prendendo la metropolitana e una funicolare si possono raggiungere le iconiche Flame Towers, sede della società nazionale per l’estrazione del petrolio e altri uffici; le facciate sono ricoperte con 10.000 led e di notte le torri a forma di fiamma diventano degli schermi giganti “fiammeggianti”.
Imperdibile infine il magnifico lungomare, tenuto lucido come uno specchio e con infinite varietà di piante a comporre un immenso orto botanico, fra cui un ulivo dal sud Italia. A un’estremità del lungomare si trova il museo dei tappeti… a forma di tappeto arrotolato.
Il Magnifico Nulla di Khinaliq
Da Baku si arriva presto al paese di Quba, e superata Quba ci si addentra in delle gole spettacolari, per poi arrampicarsi lungo una strada da percorrere in seconda che sbuca in un altopiano magnifico nella sua imponenza e vastità. Arriva al remoto villaggio di Khinaliq, un posto letteralmente fuori dal mondo a 2.300 metri di altitudine… imperdibile! La strada – a tratti sterrata – percorre tutto l’altopiano per diverse decine di chilometri, tenendosi alta su un lato della vallata. È di una bellezza da mozzare il fiato e quando finalmente si giunge a Khinaliq si scopre che non c’è praticamente niente, come prevedibile. La strada finisce al paese, per cui si tratta di fare andata e ritorno; però merita talmente tanto che chiunque si trovi a passare da quelle parti dovrebbe farci una capatina.
Il Rientro, con Un’occasione Mancata
L’indomani iniziamo il rientro contando di raggiungere Tbilisi con una tirata unica e quindi percorriamo l’itinerario che all’andata avevamo scartato, quello più diretto fra Baku e la Georgia. Non offre niente di interessante, essendo veramente piatto e monotono. L’unica deviazione che decidiamo di intraprendere consiste nell’addentraci nel territorio del Qobustan, a sud di Baku, perché si trova un fenomeno naturale unico al mondo, ovvero un’enorme concentrazione di vulcani di fango.
Imbocchiamo un promettente sterrato che sembra andare nella direzione giusta (cioè verso il nulla), e lo percorriamo per decine di chilometri prima di desistere e fare dietro front, stremati dal caldo e dalla fatica.
Tornato in Italia la cosa non mi andava giù ed esplorando con Google Maps (https://goo.gl/maps/kFA57GdoVhP2) ho scoperto che eravamo arrivati a pochi chilometri! Che beffa, mai arrendersi! Volendo a questo link di YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=oQB5bGbhl5w) un video che illustra il fenomeno.
Il Colpo di Coda della Georgia
Giungiamo a Tbilisi nel tardo pomeriggio e il centro storico della capitale georgiana si rivela un gioiellino pieno di vita, anche se molto distante dai fasti architettonici di Baku.
Fino al confine turco, ancora memori del disastro dell’andata, scegliamo di percorrere l’altra strada, quella più a sud e più tortuosa… splendida! Si sale su un altopiano con traffico inesistente e si costeggiano un paio di grandi laghi in un’atmosfera bucolica in cui, finalmente, scatenare i cavalli delle moto. Consigliatissima per chiunque vada da quelle parti, escludendo categoricamente il percorso a nord. Si arriva vicino al confine con l’Armenia, quasi a toccarlo, ma a malincuore puntiamo i manubri verso casa perché tocca rientrare. Attraverseremo ancora la Turchia facendo più o meno lo stesso percorso dell’andata, giusto prendendo la valle parallela tanto per cambiare panorama.
I protagonisti
Wizz e Arianna
I protagonisti
Wizz e Arianna
WIZZ
Ho 30 anni e ormai da sempre vivo in Romagna. Mi piace sfruttare ogni minuto del tempo libero: prima nell’atletica, poi con l’arrampicata e la bici. Spostarmi in moto ha reso possibile trasformare qualsiasi tragitto in un’avventura, anche solo per andare a lavoro ogni mattina, in qualsiasi stagione. L’inverno è quella che preferisco, anche se non amo il freddo, come tanti, ma lo sopporto meglio del caldo, e la neve dona a qualsiasi a paesaggio un aspetto unico che ripaga le fatiche affrontate.
ARIANNA
Ho 25 anni e sono nata a Brescia. Oltre all’amore per il viaggio – e il costante cambiamento – nella vita non ho mai avuto grandi certezze. Se non il fatto che volevo scrivere, comunicare le mie emozioni al mondo e rendere indelebile quello che provavo. Così, dopo una laurea in Lingue e Culture per l’Editoria e quattro anni di lavoro come giornalista per una testata locale, mi sono iscritta a un Master in Scrittura Creativa. Intervallando queste esperienze formative a viaggi – altrettanto formativi – in giro per il mondo.
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