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Napoli – Kazakhstan

Viaggio in Moto in Kazakhstan

Great Venture
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Il mio viaggio, da Napoli a Morioka (Giappone), non segue la via di Marco Polo, e nemmeno le gesta di Gengis Khan, ma mette insieme continenti che da Europa fino in Oriente mostrano gradualmente una condizione culturale diversamente strutturata.
Dopo Italia, Slovenia, Croazia, Bonsia-Erzegovina, Serbia, Ungheria, Ucraina, Russia, Kazakhstan, Mongolia, e adesso Cina, passando per la Corea fino in Giappone. Se si pensa come le modalità espressive vanno a modificarsi, dall’ex-yugoslavia passando per l’Ucraina, per la Russia fino al Kazakhstan, il ballo è lo strumento di comunicazione e di aggregazione. E come invece dalla Mongolia passando per la Cina e la Korea, fino il Giappone, l’espressione vocale dell’aggregarsi è espressione singola del Karaoke, che diventa prioritaria rispetto all’espressione corporea. Parto da questo dettaglio per identificare due macro aree-geopolitiche che contengono continenti con stati sociali simili, e tradizione millenaria identificabile in occidentale ed orientale.

Il tratto dell’ex-yugoslavia, costituito da Croazia, Bonsia-Erzegovina, Serbia, ha mostrato il suo carattere fragile e frastagliato post-bellico. Le strade percorse, sempre interne, anche perché altre non ne esistevano, si alternavano ad un paesaggio dove la cura del prato antistante la propria abitazione era la priorità a confine con la strada, dove invece, le case abbandonate sono immerse da una natura lasciata allo stato naturale.
Quando si entra in Ucraina la strada oltre la frontiera, sono separate da un numero indescrivibile di distributori di carburante e poi incredibilmente il tutto cambia e si distende e fioriscono venditori di conserve fuori le loro case, o in punti di possibili soste. Sorprendente la città di Leopoli e Rivne oltre Kiev dove gli automobilisti sono generosi e sempre attenti ai motociclisti, lasciandoli passare e sistemandosi a destra fino a farli procedere alla velocità e alla direzione scelta.
La Russia è stato il continente che più mi ha sorpreso, oltre al fatto di aver avuto la sensazione che oltre ai coltivatori di grano ed i girasoli ci fossero un numero indefinito di stenditori di asfalto, visto il numero di strade in riparazione, non ho mai visto gallerie, ma sempre e solo strade che percorrono i paesaggi collinari. Riesco a comprendere una netta differenza organizzativa tra la prima e la seconda Russia, cioè quella affrontata dopo il Kazakhstan.

Nella prima, il tratto da Zeleznogorsk a Kurgan, la supervisione culturale di Mosca è evidente anche nell’organizzazione della storia culturale e del percorso stradale, come ovviamente accesso diretto dall’Europa. Nel tratto che segue e riprende dopo il Kazakhstan da Rodino a Ortolik la struttura dei paesaggi sembra invece libera dai vincoli, la strada peggiora ma prima di giungere in Mongolia la zona dell’Altai si presenta spettacolare, con dei paesaggi incredibili e una morfologia dal grande impatto.
Ad unire la spettacolare grandezza e diversità della Russia, nonché un fuso orario interno dalle grandi differenze, è la spettacolare generosità dei russi, che nascosta sotto lo sguardo serio ed all volte spento, rivela invece una grande apertura verso lo straniero ed una dimostrata fascinazione rispetto ad una donna in viaggio da sola.Di inaspettato impatto si è presentato il Kazakhstan.
I militari già in frontiera erano felici che avessi scelto il loro paese, come se raramente questo paese fosse meta di motociclisti. Effettivamente il freddo e le strade non sempre adeguate, soprattutto per la mia moto bassa, mi hanno messo in difficoltà, ma senza farmi arrendere.A Petropavl l’accoglienza è stata straordinaria e così si è presentata anche nella capitale di Astana. I kazaki sono incredibilmente aperti e musulmani diversamente liberi. L’estrema curiosità riversata alla moto ed alla donna in moto è stata incredibile.
Il loro diretto interessarsi pur non conoscendo inglese o italiano ci ha permesso comunque di comunicare. Le strade sono buone ma a tratti fangosi e completamente in ricostruzione, soprattutto da Astana in poi.

La Mongolia si è presentata invece incredibilmente senza strade!
Dalla frontiera a Hovd i tratti di strada erano veramente pochi, per il resto solo breccia e sentieri laterali. Pare che una grande compagnia Cinese stia rifacendo le strade ma nel frattempo da Hovd alla capitale sono quasi 250 km di sterrato. Mi chiedo ancora come ho potuto sopravvivere a quella strada… ovviamente sono caduta parecchie volte ma per fortuna sono ancora in piedi.
Quasi tutta la popolazione incontrata suppone che tu abbia soldi, e per questo provano a chiederti denaro in diversi modi, ad esempio proponendoti un prezzo maggiorato o offrendoti servizi che non ci sono. Ma nel contesto la situazione è sicura come tutti gli altri luoghi visitati prima e soprattutto i paesaggi sono di incredibile impatto naturale. Il verde si alterna con la parte desertica ma non perde di fascino, e se il numero degli abitanti è veramente esiguo, le presenze di animali è veramente numerosa, dalle mucche, pecore, cavalli e cammelli.
Questa priorità pare rispecchiarsi anche nei sogni dei ragazzini: possedere mandrie di cavalli o di animali. Le distanze sembrano quadruplicate per il fatto di non trovare nessuno anche per lunghi percorsi, strade isolate ma mai pericolose. La capitale Ulan Bator apre all’Asia che verrà, ma intanto raggruppa dentro di se, in maniera fissa e permanente, la storia nomade di tutta la Mongolia.

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