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Donare la moto dell’avventura al medico di un villaggio a Dakar

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Ho sempre sentito il richiamo del deserto e dell’avventura, l’attrazione dell’Africa si faceva sempre più forte con il desiderio di arrivare all’ambita meta Dakar… e nel Settembre 2022 ho preso la grande decisione: lasciare il lavoro che stavo svolgendo, mollare tutto, partire e vivere il mio sogno… con l’idea che strada e tempo mi avrebbero aiutato a capire il mio futuro.

In questo viaggio volevo lasciare il segno, dargli una missione per il bene di quelle popolazioni che andavo a conoscere. Ho quindi deciso che l’obiettivo del viaggio sarebbe stato quello di donare la moto dell’avventura al medico di un villaggio a Dakar, nel distretto di Toubakouta,
per un presidio sanitario gestito dalla O.N.G Bambini nel deserto. In soli 3 mesi sono riuscito a reperire fondi per mezzo Crofunding, aiuti degli sponsor tecnici e soprattutto a comprare la moto, con il prezioso supporto del Sindaco e della giunta della mia città, Montesilvano, i quali hanno permesso di donare al medico di Dakar una meravigliosa Honda Transalp 650 del 2006, da me ribattezzata “FESH FESH” Il 28 Dicembre 2022 sono partito a mezzanotte da casa con destinazione Genova e dopo 7 ore di autostrada sono arrivato al porto la mattina del 29 per effettuare il check-in. Da li ci sono stati due giorni di navigazione, nei quali ho avuto occasione di chiedere informazioni utili ai viaggiatori esperti che ho incontrato.
Sono sbarcato il 31/12/2022 alle 17:00 a Tangeri, prima città a nord del Marocco e considerando l’orario ho deciso di rimanere li la 1° notte anche per festeggiare il Capodanno alloggiando in un albergo della Medina.

1 gennaio 2023: INIZIA LA VERA AVVENTURA!
Parto di buon’ora da Tangeri e mi prefisso una tappa giornaliera di 450 km con destinazione El Jadida, facendo solo brevi soste a Kenitra, Rabat e Casablanca. In quest’ultima ho conosciuto Cian, un ragazzo inglese in sella di una BMW GS 310 anch’essa super accessoriata con le borse CANYON di GIVI, che stava facendo più o meno il mio stesso percorso ma con destinazione Sierra Leone.
Arrivo la sera ad El Jadida e come faccio sempre mi dirigo verso la piazza principale e chiedo info per un albergo nelle vicinanze con parcheggio custodito. Arrivato ad El Jadida ho trovato sorrisi spontanei ad ogni angolo, insomma una città molto tranquilla e friendly.
Il giorno seguente, il 2 gennaio, riparto con destinazione Agadir: un’altra tappa di 450 km. dove decido di rimanere 2 giorni per recuperare le energie, interagire con le persone e realizzare materiale foto/video.

Il 4 gennaio riparto con entusiasmo e carico di forza con destinazione Tan Tan, una tappa più breve ma sempre di 330 km. Ciò che mi entusiasmava era entrare ufficialmente nel Sahara ed a comunicarmelo sarebbe stato il cartello della città di Guelmim, la porta del Deserto. Durante il tragitto mi sono sentito in chat con Cian, il ragazzo conosciuto a Casablanca che mi aveva comunicato che anche lui si sarebbe fermato una notte a Tan Tan ed il giorno successivo partiamo insieme, verso l’ora di pranzo, ed iniziamo ad attraversare il West Sahara; km dopo km i centri abitati restano alle nostre spalle ed il paesaggio intorno diventava sempre più desertico. Verso le 20:00 raggiungiamo la città di El Aaiun dove passiamo la notte.Il 6 gennaio altra tappa impegnativa di 550 km con destinazione Dakhla, parto sempre con l’amico conosciuto ma ognuno ha il suo passo e il tragitto lo facciamo in solitaria. Qui l’area geografica è sempre più deserta e i benzinai sono sempre meno e più distanti tra loro, ma è proprio qui che inizio a realizzare che sto vivendo la mia avventura. Mi ricongiungo con Cian a Dakhla, dove decido di rimanere due giorni per recuperare le forze.
Sono nella penultima città del Marocco e faccio una breve e personale considerazione: ho trovato molta differenza tra nord, centro e sud, sia dal punto di vista sociale che geografico; gli abitanti del Sahara sono stati davvero ospitali e rispettosi ed è stato bello sentirsi spesso ripetere quanto fossero onorati che un avventuriero motociclista in solitaria si trovasse sul loro territorio.

Riparto da solo il 7 gennaio, mi alzo prestissimo e di tutta fretta mi appresto a preparare la moto, oggi ho la tappa più importante, difficile e avventurosa del viaggio! L’uscita dal Marocco è stata tranquilla e veloce e una volta usciti dal border si entra in quella che è definita la terra di nessuno, circa 3 km di sterrato che portano all’ingresso della MAURITANIA ed alla sosta nella prima città, Noadhibou.
Il tragitto totale sono stati 430 km wild, caratterizzati dai pochi benzinai, ambiente circostante totalmente desertico e l’emblema di questo viaggio Transhariano: il cartello del Tropico Del Cancro, poco prima della città di Guerguerat.

Da lontano inizio a vedere un agglomerato di case e so di essere arrivato, ma ammetto di rimanere un po’ impressionato dalla povertà e dal caos che incontro. Nella città ci sono solo 4 alberghi e tutti piuttosto costosi. Passata la notte il giorno successivo riparto… tappa impegnativa di 560 km di puro deserto e due soli benzinai, per arrivare alla capitale Nouakchott.
Qui ho vissuto qualcosa di straordinario e ringrazio Dio, o Allah, per questo; credo di essere stato uno dei pochi a trovare qualche minuto di pioggia nel deserto, aver ricevuto una preghiera da uno sconosciuto e aver guidato di notte e completamente al buio nel deserto mauritano.

Arrivo alla capitale e dormo in un camp bellissimo ed economico. Il 9 gennaio altra tappa entusiasmante di 265 km wild, in cui affronto un pistone di 60 km di sterrato per raggiungere la frontiera per l’entrata in Senegal e la successiva città di Saint Louis. È stato davvero adrenalinico correre sul quel pistone e dico correre perchè la frontiera del Senegal chiudeva alle 18:00 e io non sapevo quanto tempo mi avrebbero trattenuto al border mauritano per la trafila burocratica dell’uscita. Il passo tenuto sul pistone di Diama è stato dei 90 km/h e credetemi se vi dico che se non ho rotto telaietti e bauletto, o perso i bagagli, è solo perché i prodotti GIVI sono i MIGLIORI e più resistenti sul mercato e, dopo questo test, ne sono sempre più convinto! Dopo aver passato la notte a Saint Louis, il 10 gennaio riparto finalmente con destinazione Dakar. Prima però una tappa immancabile, il Lago Rosa.

Sono arrivato alla mia personale meta dopo 300 km, in un rigoroso silenzio e perdendomi con lo sguardo nel vento che soffiava sulle bandiere del Senegal. Esse sono poste sulle tipiche piroghe ormeggiate lungo le coste del lago, lambite da quell’acqua ricca di sali che le conferiscono quel tipico colore rosa. Dopo essere uscito da quel mio trip mentale di soddisfazione e autogratificazione, sono rimontato in sella per raggiungere Dakar città e, una volta arrivato, ciò che ho visto è solo una città di cemento post moderno con traffico e caos cittadino… anche questa una scoperta.

L’11 gennaio è stato il giorno fatidico, in cui ho portato a compimento la mia “MISSIONE”, portare la moto in dono al medico del villaggio di Toubakouta presso un mant-camp gestito dalla O.N.G. Bambini nel deserto. Per raggiungerla ho percorso 350 km attraversando tantissimi villaggi dove ho potuto assaporare la vera Africa nera.
Sono le 19:00 ed arrivo al villaggio e, come per magia, trovo i cancelli del mant-camp spalancati con all’interno lo staff della O.N.G e la famiglia del proprietario del camp, tutti a festeggiarmi ed abbracciarmi… ed io ad abbracciare loro, come se già li conoscessi da una vita! Il giorno seguente siamo andati insieme nel distretto sanitario poco distante per consegnare la moto al medico e chiedo scusa se anche ora, a distanza di tempo, non riesco a scrivere e comunicare le sensazioni di gioia e orgoglio che ho provato in quel momento.

Sono rimasto con loro 5 giorni prima della ripartenza in aereo; in quei giorni ho avuto modo di poter vivere e scoprire con calma la vera Africa che mi circondava, interagire con le persone del posto, mangiare il loro piatto tipico, la Yasa (riso e spezie) e, da buon italiano, bere in ogni momento della giornata il loro caffè, Touba. Per la prima volta mi sono sentito davvero un avventuriero e sempre per la prima volta mi sono sentito davvero LIBERO! Queste poche righe di racconto possono essere utili per raccontarvi un po’ di me e del mio viaggio, ma per immedesimarvi davvero dovrete aspettare di vedere il video documentario…

I protagonisti

Io sono un Givi Explorer!

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La virtù come guida e la fortuna come compagna.

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Equipaggiamento moto

I compagni di viaggio ideali.

Tutto questo è stato possibile, ed è una nota di merito e non commerciale, grazie a GIVI ed ai suoi prodotti, perché hanno resistito a cadute, buche e sterrato, senza alcun cedimento. La struttura dei prodotti e la capacità di carico importante mi hanno permesso di poter portare con me infinite cose.
Borse laterali CANYON, BORSA da SERBATOIO, BORSA RULLO da 40 litri, BAULETTO RIGIDO sono stati i compagni di viaggio ideali.

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