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Tappa 5

India

Tour in Moto in India

Great Venture
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Finalmente arrivo in India, non nascondo che uscire dal Pakistan è una grandissima liberazione, è stata un’esperienza che mi ha messo a dura prova.
Arrivo ad Amritsar, poco distante dal confine, ed in Hotel mi consigliano di andare a vedere il cambio della guardia al confine. Incuriosito mi informo meglio, in pratica si tratta di una sorta di breve parata che si tiene ogni sera alla chiusura dei cancelli che separano il confine Indiano da quello Pakistano.
Non mi aspettavo assolutamente così tante persone, la strada era talmente affollata da far fatica a muoversi, un poliziotto mi ha indicato da che parte entrare, mi fa capire che i turisti hanno un ingresso dedicato, una specie di tribuna d’onore. Le persone del luogo ballavano e cantavano come fosse una grande festa, un evento che mi ha lasciato basito di fronte ad una folla riunita in festa per una cerimonia che, in fin dei conti a mio parere, non è altro che la chiusura di un cancello.

L’indomani, accompagnato da un amico del posto, visito diversi punti di interesse storico della città, tra questi ho avuto il modo di visitare il parco di Jalianwalla Bagh e il monumento alle vittime del massacro che si tenne in questo luogo il 18 marzo 1919, non riporto volontariamente in questo articolo i fatti accaduti all’ora, ma vi invito ad andare a leggerli, è una storia agghiacciante che è ancora molto viva nella popolazione di Amritsar.
Altra attrazione molto suggestiva da vedere è stato il Tempio d’Oro, meta di pellegrinaggio per i credenti della religione Sikh, la presenza di così tanto oro lascia senza dubbio a bocca aperta, prendendo informazioni sono venuto a conoscenza della storia che riguarda la nascita di questo tempio, praticamente è stato costruito sopra una cisterna che era stata scavata da un Guru della religione Sikn, tale cisterna prese il nome di amristan (da quì il nome della città) che letteralmente significa “piccolo lago del nettare dell’immortalità”, il tempio originariamente si chiamava Tempio di Dio (Harmandir Sahib), solo dopo gli venne associato il nome più comune di Tempio d’Oro.

L’indomani parto con un unico obbiettivo: raggiungere Srinigar entro sera, la strada purtroppo è molto molto brutta, ed in effetti, quando mancano circa 200 km alla meta, la polizia mi intima di fermarmi perché da lì in poi la strada è talmente allagata che risulta intransitabile, non potendo proseguire cerco un albergo in un paese vicino. Purtroppo anche qui le condizioni igieniche non sono molto diverse da quelle che ho trovato in Pakistan e decido quindi di dormire con la tuta della moto addosso, non dormo quasi niente e alle quattro mi alzo, preparo le valigie, carico la moto e mi avvio verso Srinigar.
La strada come immaginavo non è meglio di quella di ieri, nonostante ciò dalle 4:30, ora in cui sono salito in sella, sono arrivato alle 19.00 con solo soste benzina. Durante il tragitto si sono rotte anche le cinghie che tenevano legata la borsa e ho dovuto rimediare con degli elastici che fortunatamente avevo portato con me, per ora va bene così, all’indomani farò un lavoro migliore.
La mattina seguente devo attraversare la Valle di Nubra. Khardung La che è considerato il passo più alto del mondo, quasi 5400 metri di altitudine. La sua attraversata è stata un’emozione unica, vedere le imponenti vette dell’Himalaya che mi circondano e mi accompagnano nel mio viaggio mi danno una sensazione di maestosità mai provata prima. Anche attraversando la Valle di Nubra, quando mi fermo per qualche foto, il silenzio e la pace che si provano di fronte allo splendido paesaggio sono indescrivibili, non da meno l’aria che si respira è pungente e pulita, ti fa rinascere.

Oggi, 3 luglio, sarà una giornata intensa!!! Sono partito alle 9.00 da Leh in direzione Manali, sono 470 km che dovrei percorrere in circa 13 ore. Faccio il pieno di benzina, visto che durante il tragitto non mi sarà possibile farlo, e cerco di percorrere più chilometri possibili perché voglio fermarmi entro le 17:00, non voglio assolutamente viaggiare col buio.
La strada dopo un centinaio di chilometri comincia a farsi dissestata, c’erano fango e buche ovunque, spesso si trovavano anche rocce sulla carreggiata ed ho dovuto superare diversi guadi, ma nonostante tutto, raggiungo senza grossi intoppi il secondo passo più alto del mondo, il Tanglag La. Anche qui la quota è altissima, sono 5328 mt. e fa veramente tanto freddo, sono 2°, nevischia ed ho addosso solo la tuta estiva, ho assolutamente sottovalutato il clima e la possibilità che le temperature potessero abbassarsi così tanto, scatto un po’ di foto con il fiatone, il respiro è lento a causa dell’altitudine e l’aria rarefatta mi ha fatto venire un po’ di mal di testa.

Continuo per la mia strada e arrivo al Lungalacha La che a 5059 mt è il terzo passo più alto al mondo. I paesaggi di questo passo sono, a mio avviso, più affascinanti di Khardung La, i passi Himalayani erano una delle tappe principali del mio giro del mondo e devo dire che hanno soddisfatto a pieno le mie aspettative, in fin dei conti le strade scoscese e accidentate sono quelle che ti fanno vivere veramente l’emozione dell’avventura e superarle ti fa sentire davvero un motociclista. La mia giornata si conclude con il mio ritorno a Nuova Delhi.
Il giorno seguente, mi reco ad Agra per visitare il Taj Mahal, vi assicuro che la sua vista è da togliere il fiato, una vera e propria opera d’arte che ti rapisce lo sguardo. Ho letto che è considerato una delle sette meraviglie del mondo moderno ed è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
Il mio accompagnatore mi ha raccontato un po’ della storia di questo mausoleo, dicendomi che è stato dedicato ad una delle mogli del quinto imperatore Mughal, quest’ultima non solo era ben voluta da tutti perché molto caritatevole verso i meno fortunati, ma era inoltre bella da togliere il fiato. Me ne ha parlato proprio come se fosse Venere sulla terra, purtroppo mi dice che morì molto giovane a causa di una gravidanza.

Quello che più mi ha colpito di questo Mausoleo non è solo la precisione architettonica con la quale è stato eretto, ma anche il fascino del marmo che lo ricopre interamente: un bianco accecante dal quale si fa fatica a distogliere lo sguardo; la precisione usata in ogni piccolo dettaglio è impressionante, inoltre, passeggiare sullo splendido giardino al suo esterno mette una tranquillità ed una pace interiore che raramente ho provato nella mia vita. Mi ci sono volute svariate ore per visitarlo, ma è un luogo che meriterebbe parecchie visite quotidiane per dedicargli l’attenzione che merita.

L’ultimo “appuntamento” Indiano è col fiume Gange. Vado a Varanasi, una delle città più antiche al mondo, nonché uno dei centri sacri per la religione Induista. In questo luogo si recano i pellegrini da tutta l’India, non solo per potersi immergere nelle acque del fiume, ma anche per portare i corpi dei propri defunti sui burning ghat per la loro cremazione.
Lungo le sponde del Gange si trovano tantissime persone che si immergono nelle sue acque per purificarsi, si vedono pescatori sistemare le reti da pesca e bambini giocare in acqua con le mucche, la confusione è veramente tanta, soprattutto in alcuni tratti, dove le scalinate che costeggiano le sponde del fiume sono ricolme di gente.

Verso il tramonto, nei luoghi dove vengono svolte le cerimonie funebri, è possibile osservare molto meglio le molteplici pire crematorie dove vengono bruciati i corpi dei defunti, una visione che al primo impatto risulta abbastanza angosciante. La guida mi spiega che prima del funerale ci sono molte trattative sull’acquisto della legna per la pira, quella più “ambita” è quella di sandalo perché più profumata, dopo la cremazione le ceneri vengono consegnate alla famiglia del defunto e vengono poi gettate nelle acque del fiume.

L’unico rimorso che mi lascio alle spalle è quello di non poter visitare le città di Kathmandu e di Calcutta, purtroppo un lungo ritardo arrecatomi dal corriere per la consegna degli pneumatici (mai arrivati) non mi ha permesso di prolungare oltre la mia permanenza in India. Mi reco verso il confine con il Myanmar dove ad attendermi c’è la scorta che mi accompagnerà in una nuova avventura.

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