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Tappa 10

Cile e Argentina

Viaggio in Moto in Cile e Argentina

Great Venture
Great Venture

Dopo circa 10 ore di volo, da Miami arrivo a Santiago del Cile e mi dirigo verso l’albergo per aspettare, il giorno seguente, l’arrivo della moto.
Mi sveglio al mattino presto, prendo un taxi e mi avvio verso l’aeroporto per lo sdoganamento. Con dimestichezza, considerate le diverse trasvolate, sistemo i vari pezzi della moto e, soddisfatto del risultato, decido di avviarmi verso una concessionaria,ma, nonostante sia venerdì, la trovo chiusa per la festa della Repubblica, perciò dovrò attendere lunedì o martedì per fare il tagliando e cambiare le gomme.
Approfitto di questi 3 o 4 giorni e decido di procedere verso nord, anziché puntare subito a sud. Voglio infatti raggiungere il deserto di Atacama per vedere la famosa “Mano del desierto”, un monumento in ferro e cemento alto 11 metri, che emerge dalla sabbia e simboleggia il dolore e la solitudine umana.

Finalmente, dopo aver percorso circa 1800 chilometri con temperature che oscillano dagli 8 ai 30 gradi, soffrendo a volte il freddo o il caldo eccessivo, arrivo di fronte a queste dita che, in mezzo a questo paesaggio lunare, sono inquietanti ed al tempo stesso spettacolari.
Metto in primo piano la moto e scatto alcune foto, poi mi avvio verso Antofagasta che dista circa 75 chilometri, dove intendo pernottare dopo aver gustato un buon piatto di carne. Faccio ritorno a Santiago del Cile e consegno la moto alla concessionaria per fare la manutenzione necessaria.
Alla sera stessa posso già riprenderla e ripartire, stavolta puntando verso sud. Voglio raggiungere Ushuaia, la capitale della Terra del Fuoco e, al tempo stesso la città più meridionale del pianeta, che gli argentini chiamano “El fin del mundo”, l’ultimo centro raggiungibile con un mezzo. Dopo, infatti, si trova il Canale di Beagle, che collega il Pacifico con l’Atlantico.

Prima di giungere ad Ushuaia, attraverso parecchi territori, uno più bello dell’altro: La terra dei laghi, la zona delle terme, la penisola di Chiloè
Attraversando la catena Andina, a cavallo tra il Cile e l’Argentina, vedo dei paesaggi meravigliosi e procedo a zig zag tra i due stati, per scrutare anche gli angoli più remoti di quelle vedute mozzafiato, che suscitano emozioni impagabili, da conservare per sempre.
Mi lascio avvolgere da quelle atmosfere oniriche che appaiono solo nei sogni ma che in realtà sto vivendo, percorrendo quelle strade dai panorami travolgenti.
La strada, soprattutto dalla parte cilena, è composta da sterrato che i locali chiamano “rupio”, a volte è battuto, ma spesso la carreggiata è formata da ghiaia in cui la moto sprofonda, per cui risulta difficile guidare.

Arrivo a Chico Chile, dove mangio dell’ottima carne e dove mi aspetta una piacevole sorpresa, infatti nella hall dell’albergo, vedo la foto della mia città.
Rimango stupito pensando quale nesso poteva mai legare Belluno con quel paese remoto ai confini del mondo. Parlando con la ragazza della reception scopro che il nonno del proprietario aveva cercato fortuna nel paese d’oltreoceano abbandonando la nostra terra, come avevano fatto molti nostri concittadini spinti dalla povertà che una terra poco generosa aveva imposto.
In molti erano partiti, con pochi soldi in tasca, ma con tanta voglia di lavorare e riscattarsi.
Anche per lui probabilmente era stato così e, con grandi sacrifici, era riuscito a realizzare una certa ricchezza, visto che aveva potuto costruire l’albergo, non rinnegando comunque le sue origini e non dimenticando le sue radici, che invece esibiva orgogliosamente non appena l’ignaro turista metteva piede nell’hotel. Piacevolmente colpito da questa scoperta rimango un giorno per visitare la città.

Riparto per raggiungere una delle più importanti attrazioni della Patagonia argentina: il ghiacciaio “Perito Moreno”, famoso per essere in perenne movimento, particolarità questa che lo rende unico. Quando al mio arrivo infilo i ramponi e mi avvio in esplorazione, l’adrenalina sale a mille. Gli occhi vengono appagati da incantevoli ruscelli di un azzurro intenso, ma il crepitio che si ode del ghiaccio che si frantuma mi mette i brividi e mi fa pensare che possa spezzarsi da un momento all’altro sotto i miei piedi.
Tutto sembra irreale: sono dentro al ghiacciaio e posso ammirarlo in tutta la sua bellezza e grandiosità. Emozioni forti, indimenticabili, ma bisogna ripartire ed arrivare ad Ushuaia.
La cittadina accoglie i turisti con 2 colonne in cui si possono leggere da una parte il nome della città e, dall’altra, quello che ci ricorda che siamo “El fin del mundo”. Vorrei fare un’escursione in barca fino a Capo Horn, per vedere una colonia di pinguini nel loro habitat naturale.

Il vento è gelido e il mare spumeggiante, tra la nebbia che si alza si può intravvedere il faro di Beagle, procediamo oltre fino all’isola Martillo e ci avviciniamo per ammirare questi splendidi esemplari di “pinguini magellano”, riconoscibili per le due strisce nere sul petto. Al ritorno mi sento euforico, ho attraversato un continente, passando dai deserti ai ghiacciai, dal caldo torrido al freddo più intenso, dalle notti stellate alle mattinate brumose… penso: quante ricchezze la natura ci offre, sono lì, si possono ammirare in ogni momento in tutta la loro bellezza e sono un patrimonio che dobbiamo custodire con cura. Mentre sono assorto nei miei pensieri, vedo in lontananza un bagliore che si trasforma in tante piccole luci più la barca si avvicina alla costa: è la città di Ushuaia illuminata. All’orizzonte, dietro le montagne, il tramonto dipinge il cielo di rosso che contrasta con il mare che si fa sempre più scuro.

Il giorno dopo parto, mi attende un lungo viaggio verso Buenos Aires seguendo la ruta 40, quasi tutta asfaltata e quindi veloce, però, durante il percorso, mi viene in mente che a Buenos Aires si sarebbe svolto il G20 e l’area cargo dell’aeroporto sarebbe rimasta chiusa per 7 giorni.
Decido quindi di deviare verso Santiago del Cile e spedire la moto da lì. Mi reco in aeroporto per incontrare lo spedizioniere e preparare la moto, il giorno dopo avrei preso l’aereo che mi avrebbe portato a Lisbona… praticamente a casa!

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